Microbiota e neurosviluppo


MICROBIOTA E NEUROSVILUPPO: UNA NUOVA FRONTIERA DI STUDIO DELLA CONTINUITÀ FRA INDIVIDUO E AMBIENTE NELL’AUTISMO
Un numero crescente di evidenze scientifiche lega il microbiota intestinale al disturbo dello spettro autistico (DSA). Molti studi hanno individuato delle differenze significative nella composizione della flora intestinale fra persone con DSA e controlli, sia nell’età infantile che in quella adulta. Fra i batteri in eccesso vi sono quelli del genere Clostidria, associati a stress e ansietà, e quelli del genere Sutterella Wadsworthensis, associati a infezioni gastrointestinali, morbo di Crohn e colite ulcerosa. Anche alcuni funghi, per i quali si parla di micobiota, sono risultati alterati nell’intestino delle persone con DSA. La candida ad esempio è risultata abbondante e collegata a processi infiammatori, anche sistemici. Può attivare massivamente il sistema immunitario dell’ospite sia per interazione diretta che attraverso l’induzione di modifiche del microbiota, in particolare del numero di lattobacilli; può incrementare la produzione di interleuchina 22, una citochina implicata nella patogenesi di molte malattie autoimmuni, come il Crohn e l’artrite reumatoide ad
esempio è risultata abbondante e collegata a processi infiammatori, anche sistemici. Può attivare massivamente il sistema immunitario dell’ospite sia per interazione diretta che attraverso l’induzione di modifiche del microbiota, in particolare del numero di lattobacilli; può incrementare la produzione di interleuchina 22, una citochina implicata nella patogenesi di molte malattie autoimmuni, come il Crohn e l’artrite reumatoide. Un eccesso di Candida riduce anche la possibilità di riequilibrare la flora intestinale, soprattutto dopo alterazioni persistenti.
Un incremento rilevante della Candida e una più generale predisposizione alle infezioni fungine, talora con interessamento sistemico, sono stati rilevati anche nell’intestino delle maggior parte delle persone con sindrome di Rett.
Dismicrobismi intestinali sono stati associati anche a eccessiva produzione di serotonina, alterazioni del metabolismo del triptofano (entrambe riscontrate nelle persone con DSA), dolori addominali, infiammazione e aumento di citochine infiammatorie. Le ricerche su modelli animali mostrano che alcune alterazioni del microbiota possono produrre cambiamenti consistenti dei sintomi comportamentali dell’autismo, alla cui base è stata ipotizzata la produzione di tossine, la degenerazione dei prodotti o dei processi di fermentazione, anomalie immunologiche e metaboliche.
presso centri qualificati. In alcuni casi l’utilizzo di acidi grassi polinsaturi richiede una copertura antiossidante, soprattutto quando contengano alte percentuali di omega-6, che vengono ossidati velocemente e, nei pazienti con meccanismi antiossidanti più deboli, possono produrre accumulo di sostanze tossiche.
Molto interessante è anche il rapporto tra il microbiota materno e quello del feto e del neonato. Fino a un paio di anni fa si riteneva che i batteri materni non potessero superare la placenta e colonizzare il feto. Studi recenti mostrano invece che ciò avviene. Il microbiota materno si trasferisce al bambino anche durante il passaggio nel canale del parto e durante l’allattamento.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *