Sono un medico con ultratrentennale esperienza in Pediatria, Allergologia, Allergologia pediatrica, Omeopatia ed Omotossicologia, Fitogemmoterapia, Agopuntura e Auricoloterapia, Ozonoterapia e Terapia del dolore, Medicina Funzionale e Sistemica
Viale Leonardo da Vinci 112 Portici NA – Tel. 0813411084 – cell. 3385707326
UNICUIQUE SUUM
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Musica originale per gentile concessione del maestro Cir
“Ogni medico dovrebbe essere ricco di conoscenze, e non soltanto di quelle che sono contenute nei libri; i suoi pazienti dovrebbero essere i suoi libri” paracelso
“Coloro che si limitano a studiare e a trattare gli effetti della malattia sono come persone che si immaginano di poter mandar via l’inverno spazzando la neve sulla soglia della loro porta. Non è la neve che causa l’inverno, ma l’inverno che causa la neve”
Paracelso
“Il ciarlatano studia le malattie negli organi malati, dove non trova che gli effetti, rimanendo ignorante per quello che riguarda le cause. Il vero medico studia le cause delle malattie, studiando l’uomo universale”
Paracelso
“Non è la materia che genera il pensiero, ma è il pensiero che genera la materia”
“Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto.”
“Verrà il secolo in cui l’uomo scoprirà forze potenti nella natura.”
GiordanoBruno
Audiometria pediatrica: valutazione dell’udito nei bambini
Perché è importante
La valutazione dell’udito nel bambino fin dai primi mesi di vita è fondamentale per l’individuazione precoce di eventuali problemi uditivi che potrebbero compromettere il normale sviluppo del linguaggio e della crescita. È importante considerare che i deficit uditivi che insorgono in età infantile non solo sono causa di ritardo nel linguaggio e nella comunicazione, ma incidono anche sulla sfera cognitiva e sulla sfera emotivo-affettiva e sociale del piccolo.
L’origine dell’ipoacusia va sempre ricercata nel mal funzionamento della coclea, la porzione dell’orecchio interno deputata a convertire le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano poi verso il cervello per essere decodificati. Il bambino con una coclea non funzionante non riesce a percepire alcun suono anche di alta intensità. La diagnosi precoce, nel periodo pre-linguale, entro i primi 2 anni di vita permette d’intervenire in maniera tempestiva con le terapie ed i trattamenti adeguati. Infatti oggi, grazie ai progressi in medicina e tecnologia, è possibile restituire ai bambini affetti da sordità un udito molto vicino a quello normale, evitando l’insorgenza di disturbi del linguaggio e, nei casi di sordità profonda il sordomutismo.
Come si esegue il test
Per poter eseguire test attendibili su bambini molto piccoli, che ovviamente non sono in grado di collaborare, si ricorre ad un esame noto come Emissioni Otoacustiche (= Oto Acusstic Emission O.A.E.). Si tratta di un test molto semplice altamente sensibile, affidabile, facile da eseguire, non invasivo e non pericoloso che si può eseguire durante il sonno naturale o indotto del bambino.
Si inserisce un piccolo tappo di gomma nel condotto uditivo esterno, nel quale è presente una sonda,. La sonda genera uno stimolo sonoro che giunge alla coclea; questa, a sua volta, produce, in risposta allo stimolo sonoro, dei suoni – le otoemissioni acustiche – che vengono percepiti e registrati. Se il test individua un sospetto deficit dell’udito è necessario eseguire ulteriori esami piú approfonditi per i quali, come per le OAE non è necessario che il bambino collabori. Si tratta dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico ovvero ABR/BERA, un test neurologico che valuta la funzionalità del tronco cerebrale in risposta a determinati stimoli uditivi. Il suono viene trasmesso attraverso una cuffia e le risposte, a forma di onda, vengono misurate grazie a degli elettrodi di superficie che vengono posizionati al vertice del capo e sui lobi.
Nel periodo successivo indipendentemente dal risultato negativo dello screening audiologico neonatale è importante provvedere un attento controllo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino, evidenziando precocemente una possibile diminuzione dell’udito.
I genitori sono la prima linea di sorveglianza, pertanto è importante che non sottovalutino alcuni segnali che potrebbero essere sintomo di un abbassamento dell’udito. I sintomi più diffusi sono rappresentati dalla incapacità di rispondere a stimoli sonori non presenti nel suo raggio visivo, sorpresa o spavento quando si accorge di essere stato chiamato per nome, la ripetizione di espressione come “eh?” oppure “come?”, una eccessiva attenzione al viso di colui che parla, eccessiva vicinanza alla televisione con un volume normale oppure un utilizzo eccessivo del volume, scarsa reazione o nulla di fronte a rumori forti. Il sintomo più importante però rimane uno solo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Il controllo periodico dell’udito consente di intervenire precocemente sul problema, garantendo al bambino una crescita sana sia da un punto di vista fisiologico che psicologico.
Quando il bambino ha superato i 12 mesi di vita, è possibile ricorrere ai test di audiometrica comportamentale, che consistono nell’osservare la reazione del bambino quando è sottoposto a stimoli sonori adeguati. Esistono diverse tecniche per eseguire questo esame, che differiscono in base all’età e al livello di cooperazione del bambino stesso.
Oltre ai test valutativi della soglia uditiva fin qui descritti, si possono effettuare degli esami detti oggettivi, i quali consentono di valutare la funzionalità della membrana del timpano e gli ossicini dell’orecchio. Questa serie di esami è conosciuta come impedenzometria. Questi esami risultano particolarmente utili per individuare patologie comuni quali otiti medie essudative o la presenza di catarro tubarico.
Audiometro e impedenzometro
L’esame impedenzometrico è un’indagine che valuta lo stato di salute dell’orecchio esterno e medio.
Questo test risulta utile soprattutto per verificare il funzionamento delle strutture che costituiscono il sistema di amplificazione del suono (tuba di Eustachio, membrana timpanica e tre ossicini dell’udito). In altre parole, l’esame impedenzometrico dell’orecchio permette di capire se esistono delle lesioni o dei disturbi che possono determinare un’anomala percezione uditiva. L’indagine è ambulatoriale, dura pochi minuti e non provoca dolore.
L’esame impedenzometrico viene condotto inserendo una sonda all’interno dell’orecchio del paziente. Il dispositivo emette un’onda sonora ad intensità variabile, in grado di mettere in movimento il timpano e la catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) ad esso annessi. I risultati così ottenuti sono elaborati e trasferiti in un grafico, la cui interpretazione spetta al medico.
L’esame impedenzometrico è un’indagine finalizzata alla diagnosi di lesioni o disturbi dell’orecchio che determinano una disfunzione delle strutture deputate all’amplificazione del suono.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
L’esame impedenzometrico dell’orecchio è chiamato anche impedenzometria o timpanometria.
Il test si compone di due parti:
Timpanogramma: misura l’impedenza dall’orecchio medio, cioè la resistenza opposta da membrana timpanica e catena dei tre ossicini dell’udito al passaggio dell’onda sonora. Il timpanogramma fornisce, quindi, informazioni relative al grado di elasticità e di movimento del sistema timpano-ossiculare in risposta ad uno stimolo sonoro. Al contempo, questa parte dell’esame impedenzometrico permette di verificare la pervietà della tromba di Eustachio.
Reflessogramma stapediale: valuta la presenza o meno del riflesso del muscolo stapediale, localizzato nella cassa timpanica, stabilendo se la contrazione avviene correttamente quando l’orecchio percepisce suoni di intensità elevata.
L’esame impedenzometrico studia la funzionalità del sistema di trasmissione del suono all’interno dell’apparato uditivo. Quest’indagine contribuisce alla diagnosi delle malattie dell’orecchio e permette di misurare l’ipoacusia (diminuzione dell’udito) di cui è affetto il paziente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Più nel dettaglio, l’esame permette di valutare con un unico apparecchio, l’impedenzometro, i seguenti parametri:
Impedenza del sistema timpano-ossiculare (timpanogramma): consiste nello studio dell’elasticità della membrana timpanica e del grado di movimento degli ossicini interni (martello, incudine e staffa). In altre parole, questo parametro può essere espresso come la resistenza opposta dall’orecchio medio al passaggio dell’onda sonora.
Riflesso stapediale (reflessogramma): fornisce informazioni sui riflessi dello stapedio (piccolissimo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio) e sull’integrità della via acustica centrale (nervo acustico e nuclei). In soggetti privi di situazioni patologiche, il muscolo stapedio si contrae in risposta a suoni di intensità elevata. Questo fenomeno è bilaterale, anche quando viene stimolato un solo orecchio. Alla contrazione del muscolo stapedio, corrisponde un aumento della rigidità del timpano, che riduce così la conduzione del suono verso l’orecchio interno. L’assenza o la presenza del riflesso stapediale è un indice di fondamentale importanza per la diagnosi di diverse patologie, quali otiti medie, otosclerosi ed ipoacusie neurosensoriali.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
Audiometria pediatrica: valutazione dell’udito nei bambini
Perché è importante
La valutazione dell’udito nel bambino fin dai primi mesi di vita è fondamentale per l’individuazione precoce di eventuali problemi uditivi che potrebbero compromettere il normale sviluppo del linguaggio e della crescita. È importante considerare che i deficit uditivi che insorgono in età infantile non solo sono causa di ritardo nel linguaggio e nella comunicazione, ma incidono anche sulla sfera cognitiva e sulla sfera emotivo-affettiva e sociale del piccolo.
L’origine dell’ipoacusia va sempre ricercata nel mal funzionamento della coclea, la porzione dell’orecchio interno deputata a convertire le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano poi verso il cervello per essere decodificati. Il bambino con una coclea non funzionante non riesce a percepire alcun suono anche di alta intensità. La diagnosi precoce, nel periodo pre-linguale, entro i primi 2 anni di vita permette d’intervenire in maniera tempestiva con le terapie ed i trattamenti adeguati. Infatti oggi, grazie ai progressi in medicina e tecnologia, è possibile restituire ai bambini affetti da sordità un udito molto vicino a quello normale, evitando l’insorgenza di disturbi del linguaggio e, nei casi di sordità profonda il sordomutismo.
Come si esegue il test
Per poter eseguire test attendibili su bambini molto piccoli, che ovviamente non sono in grado di collaborare, si ricorre ad un esame noto come Emissioni Otoacustiche (= Oto Acusstic Emission O.A.E.). Si tratta di un test molto semplice altamente sensibile, affidabile, facile da eseguire, non invasivo e non pericoloso che si può eseguire durante il sonno naturale o indotto del bambino.
Si inserisce un piccolo tappo di gomma nel condotto uditivo esterno, nel quale è presente una sonda,. La sonda genera uno stimolo sonoro che giunge alla coclea; questa, a sua volta, produce, in risposta allo stimolo sonoro, dei suoni – le otoemissioni acustiche – che vengono percepiti e registrati. Se il test individua un sospetto deficit dell’udito è necessario eseguire ulteriori esami piú approfonditi per i quali, come per le OAE non è necessario che il bambino collabori. Si tratta dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico ovvero ABR/BERA, un test neurologico che valuta la funzionalità del tronco cerebrale in risposta a determinati stimoli uditivi. Il suono viene trasmesso attraverso una cuffia e le risposte, a forma di onda, vengono misurate grazie a degli elettrodi di superficie che vengono posizionati al vertice del capo e sui lobi.
Nel periodo successivo indipendentemente dal risultato negativo dello screening audiologico neonatale è importante provvedere un attento controllo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino, evidenziando precocemente una possibile diminuzione dell’udito.
I genitori sono la prima linea di sorveglianza, pertanto è importante che non sottovalutino alcuni segnali che potrebbero essere sintomo di un abbassamento dell’udito. I sintomi più diffusi sono rappresentati dalla incapacità di rispondere a stimoli sonori non presenti nel suo raggio visivo, sorpresa o spavento quando si accorge di essere stato chiamato per nome, la ripetizione di espressione come “eh?” oppure “come?”, una eccessiva attenzione al viso di colui che parla, eccessiva vicinanza alla televisione con un volume normale oppure un utilizzo eccessivo del volume, scarsa reazione o nulla di fronte a rumori forti. Il sintomo più importante però rimane uno solo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Il controllo periodico dell’udito consente di intervenire precocemente sul problema, garantendo al bambino una crescita sana sia da un punto di vista fisiologico che psicologico.
Quando il bambino ha superato i 12 mesi di vita, è possibile ricorrere ai test di audiometrica comportamentale, che consistono nell’osservare la reazione del bambino quando è sottoposto a stimoli sonori adeguati. Esistono diverse tecniche per eseguire questo esame, che differiscono in base all’età e al livello di cooperazione del bambino stesso.
Oltre ai test valutativi della soglia uditiva fin qui descritti, si possono effettuare degli esami detti oggettivi, i quali consentono di valutare la funzionalità della membrana del timpano e gli ossicini dell’orecchio. Questa serie di esami è conosciuta come impedenzometria. Questi esami risultano particolarmente utili per individuare patologie comuni quali otiti medie essudative o la presenza di catarro tubarico.
Audiometro e impedenzometro
L’esame impedenzometrico è un’indagine che valuta lo stato di salute dell’orecchio esterno e medio.
Questo test risulta utile soprattutto per verificare il funzionamento delle strutture che costituiscono il sistema di amplificazione del suono (tuba di Eustachio, membrana timpanica e tre ossicini dell’udito). In altre parole, l’esame impedenzometrico dell’orecchio permette di capire se esistono delle lesioni o dei disturbi che possono determinare un’anomala percezione uditiva. L’indagine è ambulatoriale, dura pochi minuti e non provoca dolore.
L’esame impedenzometrico viene condotto inserendo una sonda all’interno dell’orecchio del paziente. Il dispositivo emette un’onda sonora ad intensità variabile, in grado di mettere in movimento il timpano e la catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) ad esso annessi. I risultati così ottenuti sono elaborati e trasferiti in un grafico, la cui interpretazione spetta al medico.
L’esame impedenzometrico è un’indagine finalizzata alla diagnosi di lesioni o disturbi dell’orecchio che determinano una disfunzione delle strutture deputate all’amplificazione del suono.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
L’esame impedenzometrico dell’orecchio è chiamato anche impedenzometria o timpanometria.
Il test si compone di due parti:
Timpanogramma: misura l’impedenza dall’orecchio medio, cioè la resistenza opposta da membrana timpanica e catena dei tre ossicini dell’udito al passaggio dell’onda sonora. Il timpanogramma fornisce, quindi, informazioni relative al grado di elasticità e di movimento del sistema timpano-ossiculare in risposta ad uno stimolo sonoro. Al contempo, questa parte dell’esame impedenzometrico permette di verificare la pervietà della tromba di Eustachio.
Reflessogramma stapediale: valuta la presenza o meno del riflesso del muscolo stapediale, localizzato nella cassa timpanica, stabilendo se la contrazione avviene correttamente quando l’orecchio percepisce suoni di intensità elevata.
L’esame impedenzometrico studia la funzionalità del sistema di trasmissione del suono all’interno dell’apparato uditivo. Quest’indagine contribuisce alla diagnosi delle malattie dell’orecchio e permette di misurare l’ipoacusia (diminuzione dell’udito) di cui è affetto il paziente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Più nel dettaglio, l’esame permette di valutare con un unico apparecchio, l’impedenzometro, i seguenti parametri:
Impedenza del sistema timpano-ossiculare (timpanogramma): consiste nello studio dell’elasticità della membrana timpanica e del grado di movimento degli ossicini interni (martello, incudine e staffa). In altre parole, questo parametro può essere espresso come la resistenza opposta dall’orecchio medio al passaggio dell’onda sonora.
Riflesso stapediale (reflessogramma): fornisce informazioni sui riflessi dello stapedio (piccolissimo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio) e sull’integrità della via acustica centrale (nervo acustico e nuclei). In soggetti privi di situazioni patologiche, il muscolo stapedio si contrae in risposta a suoni di intensità elevata. Questo fenomeno è bilaterale, anche quando viene stimolato un solo orecchio. Alla contrazione del muscolo stapedio, corrisponde un aumento della rigidità del timpano, che riduce così la conduzione del suono verso l’orecchio interno. L’assenza o la presenza del riflesso stapediale è un indice di fondamentale importanza per la diagnosi di diverse patologie, quali otiti medie, otosclerosi ed ipoacusie neurosensoriali.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
Audiometria pediatrica: valutazione dell’udito nei bambini
Perché è importante
La valutazione dell’udito nel bambino fin dai primi mesi di vita è fondamentale per l’individuazione precoce di eventuali problemi uditivi che potrebbero compromettere il normale sviluppo del linguaggio e della crescita. È importante considerare che i deficit uditivi che insorgono in età infantile non solo sono causa di ritardo nel linguaggio e nella comunicazione, ma incidono anche sulla sfera cognitiva e sulla sfera emotivo-affettiva e sociale del piccolo.
L’origine dell’ipoacusia va sempre ricercata nel mal funzionamento della coclea, la porzione dell’orecchio interno deputata a convertire le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano poi verso il cervello per essere decodificati. Il bambino con una coclea non funzionante non riesce a percepire alcun suono anche di alta intensità. La diagnosi precoce, nel periodo pre-linguale, entro i primi 2 anni di vita permette d’intervenire in maniera tempestiva con le terapie ed i trattamenti adeguati. Infatti oggi, grazie ai progressi in medicina e tecnologia, è possibile restituire ai bambini affetti da sordità un udito molto vicino a quello normale, evitando l’insorgenza di disturbi del linguaggio e, nei casi di sordità profonda il sordomutismo.
Come si esegue il test
Per poter eseguire test attendibili su bambini molto piccoli, che ovviamente non sono in grado di collaborare, si ricorre ad un esame noto come Emissioni Otoacustiche (= Oto Acusstic Emission O.A.E.). Si tratta di un test molto semplice altamente sensibile, affidabile, facile da eseguire, non invasivo e non pericoloso che si può eseguire durante il sonno naturale o indotto del bambino.
Si inserisce un piccolo tappo di gomma nel condotto uditivo esterno, nel quale è presente una sonda,. La sonda genera uno stimolo sonoro che giunge alla coclea; questa, a sua volta, produce, in risposta allo stimolo sonoro, dei suoni – le otoemissioni acustiche – che vengono percepiti e registrati. Se il test individua un sospetto deficit dell’udito è necessario eseguire ulteriori esami piú approfonditi per i quali, come per le OAE non è necessario che il bambino collabori. Si tratta dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico ovvero ABR/BERA, un test neurologico che valuta la funzionalità del tronco cerebrale in risposta a determinati stimoli uditivi. Il suono viene trasmesso attraverso una cuffia e le risposte, a forma di onda, vengono misurate grazie a degli elettrodi di superficie che vengono posizionati al vertice del capo e sui lobi.
Nel periodo successivo indipendentemente dal risultato negativo dello screening audiologico neonatale è importante provvedere un attento controllo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino, evidenziando precocemente una possibile diminuzione dell’udito.
I genitori sono la prima linea di sorveglianza, pertanto è importante che non sottovalutino alcuni segnali che potrebbero essere sintomo di un abbassamento dell’udito. I sintomi più diffusi sono rappresentati dalla incapacità di rispondere a stimoli sonori non presenti nel suo raggio visivo, sorpresa o spavento quando si accorge di essere stato chiamato per nome, la ripetizione di espressione come “eh?” oppure “come?”, una eccessiva attenzione al viso di colui che parla, eccessiva vicinanza alla televisione con un volume normale oppure un utilizzo eccessivo del volume, scarsa reazione o nulla di fronte a rumori forti. Il sintomo più importante però rimane uno solo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Il controllo periodico dell’udito consente di intervenire precocemente sul problema, garantendo al bambino una crescita sana sia da un punto di vista fisiologico che psicologico.
Quando il bambino ha superato i 12 mesi di vita, è possibile ricorrere ai test di audiometrica comportamentale, che consistono nell’osservare la reazione del bambino quando è sottoposto a stimoli sonori adeguati. Esistono diverse tecniche per eseguire questo esame, che differiscono in base all’età e al livello di cooperazione del bambino stesso.
Oltre ai test valutativi della soglia uditiva fin qui descritti, si possono effettuare degli esami detti oggettivi, i quali consentono di valutare la funzionalità della membrana del timpano e gli ossicini dell’orecchio. Questa serie di esami è conosciuta come impedenzometria. Questi esami risultano particolarmente utili per individuare patologie comuni quali otiti medie essudative o la presenza di catarro tubarico.
Audiometro e impedenzometro
L’esame impedenzometrico è un’indagine che valuta lo stato di salute dell’orecchio esterno e medio.
Questo test risulta utile soprattutto per verificare il funzionamento delle strutture che costituiscono il sistema di amplificazione del suono (tuba di Eustachio, membrana timpanica e tre ossicini dell’udito). In altre parole, l’esame impedenzometrico dell’orecchio permette di capire se esistono delle lesioni o dei disturbi che possono determinare un’anomala percezione uditiva. L’indagine è ambulatoriale, dura pochi minuti e non provoca dolore.
L’esame impedenzometrico viene condotto inserendo una sonda all’interno dell’orecchio del paziente. Il dispositivo emette un’onda sonora ad intensità variabile, in grado di mettere in movimento il timpano e la catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) ad esso annessi. I risultati così ottenuti sono elaborati e trasferiti in un grafico, la cui interpretazione spetta al medico.
L’esame impedenzometrico è un’indagine finalizzata alla diagnosi di lesioni o disturbi dell’orecchio che determinano una disfunzione delle strutture deputate all’amplificazione del suono.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
L’esame impedenzometrico dell’orecchio è chiamato anche impedenzometria o timpanometria.
Il test si compone di due parti:
Timpanogramma: misura l’impedenza dall’orecchio medio, cioè la resistenza opposta da membrana timpanica e catena dei tre ossicini dell’udito al passaggio dell’onda sonora. Il timpanogramma fornisce, quindi, informazioni relative al grado di elasticità e di movimento del sistema timpano-ossiculare in risposta ad uno stimolo sonoro. Al contempo, questa parte dell’esame impedenzometrico permette di verificare la pervietà della tromba di Eustachio.
Reflessogramma stapediale: valuta la presenza o meno del riflesso del muscolo stapediale, localizzato nella cassa timpanica, stabilendo se la contrazione avviene correttamente quando l’orecchio percepisce suoni di intensità elevata.
L’esame impedenzometrico studia la funzionalità del sistema di trasmissione del suono all’interno dell’apparato uditivo. Quest’indagine contribuisce alla diagnosi delle malattie dell’orecchio e permette di misurare l’ipoacusia (diminuzione dell’udito) di cui è affetto il paziente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Più nel dettaglio, l’esame permette di valutare con un unico apparecchio, l’impedenzometro, i seguenti parametri:
Impedenza del sistema timpano-ossiculare (timpanogramma): consiste nello studio dell’elasticità della membrana timpanica e del grado di movimento degli ossicini interni (martello, incudine e staffa). In altre parole, questo parametro può essere espresso come la resistenza opposta dall’orecchio medio al passaggio dell’onda sonora.
Riflesso stapediale (reflessogramma): fornisce informazioni sui riflessi dello stapedio (piccolissimo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio) e sull’integrità della via acustica centrale (nervo acustico e nuclei). In soggetti privi di situazioni patologiche, il muscolo stapedio si contrae in risposta a suoni di intensità elevata. Questo fenomeno è bilaterale, anche quando viene stimolato un solo orecchio. Alla contrazione del muscolo stapedio, corrisponde un aumento della rigidità del timpano, che riduce così la conduzione del suono verso l’orecchio interno. L’assenza o la presenza del riflesso stapediale è un indice di fondamentale importanza per la diagnosi di diverse patologie, quali otiti medie, otosclerosi ed ipoacusie neurosensoriali.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
Audiometria pediatrica: valutazione dell’udito nei bambini
Perché è importante
La valutazione dell’udito nel bambino fin dai primi mesi di vita è fondamentale per l’individuazione precoce di eventuali problemi uditivi che potrebbero compromettere il normale sviluppo del linguaggio e della crescita. È importante considerare che i deficit uditivi che insorgono in età infantile non solo sono causa di ritardo nel linguaggio e nella comunicazione, ma incidono anche sulla sfera cognitiva e sulla sfera emotivo-affettiva e sociale del piccolo.
L’origine dell’ipoacusia va sempre ricercata nel mal funzionamento della coclea, la porzione dell’orecchio interno deputata a convertire le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano poi verso il cervello per essere decodificati. Il bambino con una coclea non funzionante non riesce a percepire alcun suono anche di alta intensità. La diagnosi precoce, nel periodo pre-linguale, entro i primi 2 anni di vita permette d’intervenire in maniera tempestiva con le terapie ed i trattamenti adeguati. Infatti oggi, grazie ai progressi in medicina e tecnologia, è possibile restituire ai bambini affetti da sordità un udito molto vicino a quello normale, evitando l’insorgenza di disturbi del linguaggio e, nei casi di sordità profonda il sordomutismo.
Come si esegue il test
Per poter eseguire test attendibili su bambini molto piccoli, che ovviamente non sono in grado di collaborare, si ricorre ad un esame noto come Emissioni Otoacustiche (= Oto Acusstic Emission O.A.E.). Si tratta di un test molto semplice altamente sensibile, affidabile, facile da eseguire, non invasivo e non pericoloso che si può eseguire durante il sonno naturale o indotto del bambino.
Si inserisce un piccolo tappo di gomma nel condotto uditivo esterno, nel quale è presente una sonda,. La sonda genera uno stimolo sonoro che giunge alla coclea; questa, a sua volta, produce, in risposta allo stimolo sonoro, dei suoni – le otoemissioni acustiche – che vengono percepiti e registrati. Se il test individua un sospetto deficit dell’udito è necessario eseguire ulteriori esami piú approfonditi per i quali, come per le OAE non è necessario che il bambino collabori. Si tratta dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico ovvero ABR/BERA, un test neurologico che valuta la funzionalità del tronco cerebrale in risposta a determinati stimoli uditivi. Il suono viene trasmesso attraverso una cuffia e le risposte, a forma di onda, vengono misurate grazie a degli elettrodi di superficie che vengono posizionati al vertice del capo e sui lobi.
Nel periodo successivo indipendentemente dal risultato negativo dello screening audiologico neonatale è importante provvedere un attento controllo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino, evidenziando precocemente una possibile diminuzione dell’udito.
I genitori sono la prima linea di sorveglianza, pertanto è importante che non sottovalutino alcuni segnali che potrebbero essere sintomo di un abbassamento dell’udito. I sintomi più diffusi sono rappresentati dalla incapacità di rispondere a stimoli sonori non presenti nel suo raggio visivo, sorpresa o spavento quando si accorge di essere stato chiamato per nome, la ripetizione di espressione come “eh?” oppure “come?”, una eccessiva attenzione al viso di colui che parla, eccessiva vicinanza alla televisione con un volume normale oppure un utilizzo eccessivo del volume, scarsa reazione o nulla di fronte a rumori forti. Il sintomo più importante però rimane uno solo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Il controllo periodico dell’udito consente di intervenire precocemente sul problema, garantendo al bambino una crescita sana sia da un punto di vista fisiologico che psicologico.
Quando il bambino ha superato i 12 mesi di vita, è possibile ricorrere ai test di audiometrica comportamentale, che consistono nell’osservare la reazione del bambino quando è sottoposto a stimoli sonori adeguati. Esistono diverse tecniche per eseguire questo esame, che differiscono in base all’età e al livello di cooperazione del bambino stesso.
Oltre ai test valutativi della soglia uditiva fin qui descritti, si possono effettuare degli esami detti oggettivi, i quali consentono di valutare la funzionalità della membrana del timpano e gli ossicini dell’orecchio. Questa serie di esami è conosciuta come impedenzometria. Questi esami risultano particolarmente utili per individuare patologie comuni quali otiti medie essudative o la presenza di catarro tubarico.
Audiometro e impedenzometro
L’esame impedenzometrico è un’indagine che valuta lo stato di salute dell’orecchio esterno e medio.
Questo test risulta utile soprattutto per verificare il funzionamento delle strutture che costituiscono il sistema di amplificazione del suono (tuba di Eustachio, membrana timpanica e tre ossicini dell’udito). In altre parole, l’esame impedenzometrico dell’orecchio permette di capire se esistono delle lesioni o dei disturbi che possono determinare un’anomala percezione uditiva. L’indagine è ambulatoriale, dura pochi minuti e non provoca dolore.
L’esame impedenzometrico viene condotto inserendo una sonda all’interno dell’orecchio del paziente. Il dispositivo emette un’onda sonora ad intensità variabile, in grado di mettere in movimento il timpano e la catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) ad esso annessi. I risultati così ottenuti sono elaborati e trasferiti in un grafico, la cui interpretazione spetta al medico.
L’esame impedenzometrico è un’indagine finalizzata alla diagnosi di lesioni o disturbi dell’orecchio che determinano una disfunzione delle strutture deputate all’amplificazione del suono.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
L’esame impedenzometrico dell’orecchio è chiamato anche impedenzometria o timpanometria.
Il test si compone di due parti:
Timpanogramma: misura l’impedenza dall’orecchio medio, cioè la resistenza opposta da membrana timpanica e catena dei tre ossicini dell’udito al passaggio dell’onda sonora. Il timpanogramma fornisce, quindi, informazioni relative al grado di elasticità e di movimento del sistema timpano-ossiculare in risposta ad uno stimolo sonoro. Al contempo, questa parte dell’esame impedenzometrico permette di verificare la pervietà della tromba di Eustachio.
Reflessogramma stapediale: valuta la presenza o meno del riflesso del muscolo stapediale, localizzato nella cassa timpanica, stabilendo se la contrazione avviene correttamente quando l’orecchio percepisce suoni di intensità elevata.
L’esame impedenzometrico studia la funzionalità del sistema di trasmissione del suono all’interno dell’apparato uditivo. Quest’indagine contribuisce alla diagnosi delle malattie dell’orecchio e permette di misurare l’ipoacusia (diminuzione dell’udito) di cui è affetto il paziente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Più nel dettaglio, l’esame permette di valutare con un unico apparecchio, l’impedenzometro, i seguenti parametri:
Impedenza del sistema timpano-ossiculare (timpanogramma): consiste nello studio dell’elasticità della membrana timpanica e del grado di movimento degli ossicini interni (martello, incudine e staffa). In altre parole, questo parametro può essere espresso come la resistenza opposta dall’orecchio medio al passaggio dell’onda sonora.
Riflesso stapediale (reflessogramma): fornisce informazioni sui riflessi dello stapedio (piccolissimo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio) e sull’integrità della via acustica centrale (nervo acustico e nuclei). In soggetti privi di situazioni patologiche, il muscolo stapedio si contrae in risposta a suoni di intensità elevata. Questo fenomeno è bilaterale, anche quando viene stimolato un solo orecchio. Alla contrazione del muscolo stapedio, corrisponde un aumento della rigidità del timpano, che riduce così la conduzione del suono verso l’orecchio interno. L’assenza o la presenza del riflesso stapediale è un indice di fondamentale importanza per la diagnosi di diverse patologie, quali otiti medie, otosclerosi ed ipoacusie neurosensoriali.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
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Perché è importante
La valutazione dell’udito nel bambino fin dai primi mesi di vita è fondamentale per l’individuazione precoce di eventuali problemi uditivi che potrebbero compromettere il normale sviluppo del linguaggio e della crescita. È importante considerare che i deficit uditivi che insorgono in età infantile non solo sono causa di ritardo nel linguaggio e nella comunicazione, ma incidono anche sulla sfera cognitiva e sulla sfera emotivo-affettiva e sociale del piccolo.
L’origine dell’ipoacusia va sempre ricercata nel mal funzionamento della coclea, la porzione dell’orecchio interno deputata a convertire le onde sonore in impulsi elettrici, che viaggiano poi verso il cervello per essere decodificati. Il bambino con una coclea non funzionante non riesce a percepire alcun suono anche di alta intensità. La diagnosi precoce, nel periodo pre-linguale, entro i primi 2 anni di vita permette d’intervenire in maniera tempestiva con le terapie ed i trattamenti adeguati. Infatti oggi, grazie ai progressi in medicina e tecnologia, è possibile restituire ai bambini affetti da sordità un udito molto vicino a quello normale, evitando l’insorgenza di disturbi del linguaggio e, nei casi di sordità profonda il sordomutismo.
Come si esegue il test
Per poter eseguire test attendibili su bambini molto piccoli, che ovviamente non sono in grado di collaborare, si ricorre ad un esame noto come Emissioni Otoacustiche (= Oto Acusstic Emission O.A.E.). Si tratta di un test molto semplice altamente sensibile, affidabile, facile da eseguire, non invasivo e non pericoloso che si può eseguire durante il sonno naturale o indotto del bambino.
Si inserisce un piccolo tappo di gomma nel condotto uditivo esterno, nel quale è presente una sonda,. La sonda genera uno stimolo sonoro che giunge alla coclea; questa, a sua volta, produce, in risposta allo stimolo sonoro, dei suoni – le otoemissioni acustiche – che vengono percepiti e registrati. Se il test individua un sospetto deficit dell’udito è necessario eseguire ulteriori esami piú approfonditi per i quali, come per le OAE non è necessario che il bambino collabori. Si tratta dei potenziali evocati uditivi del tronco encefalico ovvero ABR/BERA, un test neurologico che valuta la funzionalità del tronco cerebrale in risposta a determinati stimoli uditivi. Il suono viene trasmesso attraverso una cuffia e le risposte, a forma di onda, vengono misurate grazie a degli elettrodi di superficie che vengono posizionati al vertice del capo e sui lobi.
Nel periodo successivo indipendentemente dal risultato negativo dello screening audiologico neonatale è importante provvedere un attento controllo dell’acquisizione del linguaggio nel bambino, evidenziando precocemente una possibile diminuzione dell’udito.
I genitori sono la prima linea di sorveglianza, pertanto è importante che non sottovalutino alcuni segnali che potrebbero essere sintomo di un abbassamento dell’udito. I sintomi più diffusi sono rappresentati dalla incapacità di rispondere a stimoli sonori non presenti nel suo raggio visivo, sorpresa o spavento quando si accorge di essere stato chiamato per nome, la ripetizione di espressione come “eh?” oppure “come?”, una eccessiva attenzione al viso di colui che parla, eccessiva vicinanza alla televisione con un volume normale oppure un utilizzo eccessivo del volume, scarsa reazione o nulla di fronte a rumori forti. Il sintomo più importante però rimane uno solo, un ritardo nello sviluppo del linguaggio. Il controllo periodico dell’udito consente di intervenire precocemente sul problema, garantendo al bambino una crescita sana sia da un punto di vista fisiologico che psicologico.
Quando il bambino ha superato i 12 mesi di vita, è possibile ricorrere ai test di audiometrica comportamentale, che consistono nell’osservare la reazione del bambino quando è sottoposto a stimoli sonori adeguati. Esistono diverse tecniche per eseguire questo esame, che differiscono in base all’età e al livello di cooperazione del bambino stesso.
Oltre ai test valutativi della soglia uditiva fin qui descritti, si possono effettuare degli esami detti oggettivi, i quali consentono di valutare la funzionalità della membrana del timpano e gli ossicini dell’orecchio. Questa serie di esami è conosciuta come impedenzometria. Questi esami risultano particolarmente utili per individuare patologie comuni quali otiti medie essudative o la presenza di catarro tubarico.
Audiometro e impedenzometro
L’esame impedenzometrico è un’indagine che valuta lo stato di salute dell’orecchio esterno e medio.
Questo test risulta utile soprattutto per verificare il funzionamento delle strutture che costituiscono il sistema di amplificazione del suono (tuba di Eustachio, membrana timpanica e tre ossicini dell’udito). In altre parole, l’esame impedenzometrico dell’orecchio permette di capire se esistono delle lesioni o dei disturbi che possono determinare un’anomala percezione uditiva. L’indagine è ambulatoriale, dura pochi minuti e non provoca dolore.
L’esame impedenzometrico viene condotto inserendo una sonda all’interno dell’orecchio del paziente. Il dispositivo emette un’onda sonora ad intensità variabile, in grado di mettere in movimento il timpano e la catena degli ossicini (martello, incudine e staffa) ad esso annessi. I risultati così ottenuti sono elaborati e trasferiti in un grafico, la cui interpretazione spetta al medico.
L’esame impedenzometrico è un’indagine finalizzata alla diagnosi di lesioni o disturbi dell’orecchio che determinano una disfunzione delle strutture deputate all’amplificazione del suono.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.
L’esame impedenzometrico dell’orecchio è chiamato anche impedenzometria o timpanometria.
Il test si compone di due parti:
Timpanogramma: misura l’impedenza dall’orecchio medio, cioè la resistenza opposta da membrana timpanica e catena dei tre ossicini dell’udito al passaggio dell’onda sonora. Il timpanogramma fornisce, quindi, informazioni relative al grado di elasticità e di movimento del sistema timpano-ossiculare in risposta ad uno stimolo sonoro. Al contempo, questa parte dell’esame impedenzometrico permette di verificare la pervietà della tromba di Eustachio.
Reflessogramma stapediale: valuta la presenza o meno del riflesso del muscolo stapediale, localizzato nella cassa timpanica, stabilendo se la contrazione avviene correttamente quando l’orecchio percepisce suoni di intensità elevata.
L’esame impedenzometrico studia la funzionalità del sistema di trasmissione del suono all’interno dell’apparato uditivo. Quest’indagine contribuisce alla diagnosi delle malattie dell’orecchio e permette di misurare l’ipoacusia (diminuzione dell’udito) di cui è affetto il paziente, soprattutto dal punto di vista qualitativo.
Più nel dettaglio, l’esame permette di valutare con un unico apparecchio, l’impedenzometro, i seguenti parametri:
Impedenza del sistema timpano-ossiculare (timpanogramma): consiste nello studio dell’elasticità della membrana timpanica e del grado di movimento degli ossicini interni (martello, incudine e staffa). In altre parole, questo parametro può essere espresso come la resistenza opposta dall’orecchio medio al passaggio dell’onda sonora.
Riflesso stapediale (reflessogramma): fornisce informazioni sui riflessi dello stapedio (piccolissimo muscolo della staffa, situato nell’orecchio medio) e sull’integrità della via acustica centrale (nervo acustico e nuclei). In soggetti privi di situazioni patologiche, il muscolo stapedio si contrae in risposta a suoni di intensità elevata. Questo fenomeno è bilaterale, anche quando viene stimolato un solo orecchio. Alla contrazione del muscolo stapedio, corrisponde un aumento della rigidità del timpano, che riduce così la conduzione del suono verso l’orecchio interno. L’assenza o la presenza del riflesso stapediale è un indice di fondamentale importanza per la diagnosi di diverse patologie, quali otiti medie, otosclerosi ed ipoacusie neurosensoriali.
Quando si esegue?
L’impedenzometria viene indicata per valutare la capacità uditiva del soggetto, studiando il comportamento dell’orecchio esterno e medio, quando vengono investiti da un suono prodotto artificialmente. La procedura è particolarmente utile qualora sia necessario comprendere da quale tipo di ipoacusia è affetto il paziente e contribuisce a diagnosticare alcune patologie, come ad esempio l’otosclerosi o la disfunzione tubarica.
In otorinolaringoiatria, l’esame impedenzometrico rientra tra i cosiddetti “test oggettivi“, poiché consente una valutazione dell’apparato uditivo senza la necessità di avere la collaborazione o le risposte del paziente (pertanto può essere eseguito anche su bambini piccoli, ammalati in coma e così via).
Una volta assegnata la terapia, l’impedenzometria permette al medico di monitorare l’evoluzione del disturbo.
Esami associati
Di solito, per comprendere la natura di un problema audiologico, l’impedenzometria è spesso complementare ad un esame audiometrico. A seconda dei risultati ottenuti, a queste indagini potranno essere associati altri accertamenti volti ad approfondire il quadro clinico.